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Infedeltà coniugale: i messaggi acquisiti illecitamente

La Corte di Cassazione torna sul tema dell’uso nel processo di famiglia della prova civile acquisita illecitamente, con particolare riguardo alla prova dell’infedeltà coniugale. Ho già scritto alcune note in proposito.

Con sentenza Cass. civ., sez. I, ord. 12 maggio 2023, n. 13121 vengono sostanzialmente ribaditi i principi già espresso in precedenti pronunce sia di legittimità che di merito.

Il diritto dell’individuo alla difesa in giudizio è di rango costituzionale nella medesima misura in cui lo è il diritto alla riservatezza, come diritto fondamentale della persona. La facoltà di difendersi in giudizio utilizzando gli altrui dati personali va tuttavia esercitata nel rispetto dei doveri di correttezza, pertinenza e non eccedenza, sicché la legittimità della produzione va valutata in base al bilanciamento tra il contenuto del dato utilizzato, cui va correlato il grado di riservatezza, e le esigenze di difesa.

Quindi:

  1. Esiste il diritto dell’individuo alla difesa in giudizio ed alla riservatezza da intendersi come diritti fondamentali
  2. Deve essere eseguito dal Giudice un bilanciamento tra contenuto del dato utilizzato e esigenze di difesa

Tali principi, secondo la Corte di Cassazione, trovano riscontro anche in quanto indicato dall’Autorità Garante, in tema di trattamento dei dati per ragioni di esercizio del diritto di difesa in giudizio (cfr. le Regole deontologiche relative ai trattamenti di dati personali effettuati per svolgere investigazioni difensive o per fare valere o difendere un diritto in sede giudiziaria).

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